La laurea in filosofia è inutile? Numeri e prospettive lavorative

Laurea in filosofia

La laurea in filosofia è inutile. Questa frase appartiene al luogo comune, a un certo immaginario collettivo che vede, come prioritarie, attività diverse dallo studio del pensiero filosofico. In estrema sintesi, la filosofia è giudicata, soprattutto in relazione a ciò che il mercato chiede attualmente, come una materia del tutto astratta, dai risvolti pratici inesistenti. Di conseguenza, si farebbe estremamente fatica, dopo una laurea in filosofia, a trovare lavoro. E’ davvero così? Per rispondere a questa domanda è possibile fare riferimento a una indagine di Almalaurea, l’ente che si occupa indagare sul periodo post-universitario e di mettere in contatto il mondo del lavoro con i laureati.

Laurea in filosofia e lavoro: come se la passano gli ex studenti

L’indagine più recente è quella del 2016. I ricercatori dell’ente hanno intervistato circa mille ex studenti di filosofia (corso magistrale) a un anno dal conseguimento della laurea. Ebbene, i dati non sono confortanti. In primo luogo, non lavora nemmeno la metà, anzi appena il 43,2%. Il 34,3% è alla ricerca di una occupazione, il 22,6% ha addirittura smesso di cercare.

Anche per chi lavora le cose non vanno benissimo. Il reddito mensile netto, infatti, per chi si è laureato nell’anno precedente e ha la fortuna di lavorare, si aggirava sugli 850 euro mensili, con una forte disparità tra i sessi (966 uomini, 778 donne). Sempre gli stessi occupati sono stati invitati a esprimere una opinione sulla utilità dei loro studi in relazione alle attività lavorative che stavano compiendo in quel momento. Ebbene, il 38,1% dei dottori in filosofia hanno giudicato del tutto inutile il loro percorso formativo per la professione che svolgono.

Laura in filosofia sbocchi professionali e prospettive

A leggere questi numeri, le cose stanno davvero male per chi studia o ha studiato filosofia. Esiste un modo, però, per evitare la disoccupazione: considerare gli sbocchi lavorativi…. Alternativi. Chi si laurea in filosofia, almeno all’inizio, tende a cercare lavoro nel suo campo, ossia a candidarsi per posizioni che riguardano quello che hanno studiato. Una idea, invece, è quella di analizzare quelle strade che richiedono l’utilizzo non tanto delle nozioni quanto della forma mentis maturata studiando filosofia.

Chi studia filosofia, volente o nolente, infatti matura una certa apertura mentale, un pensiero critico, la capacità di analizzare l’esistente, di individuare i problemi e trovare metodi alternativi per risolverli. Insomma, occorre considerare quella di filosofia come una facoltà di “soft skill” (se non sai cosa sono leggi qui). Se questo è il presupposto, allora, magari con uno sforzo in più dal punto di vista formativo è possibile cercare lavoro nelle media relations (come PR), nel marketing (creativo) e persino come addetto agli uffici del personale.

La validità degli sbocchi professionali, comunque, rimane. Essi prevedono l’insegnamento, il management culturale, l’editoria e il giornalismo.

L’importante è non rimanere fermi in un punto, non fossilizzarsi in credenze e convinzioni, bensì agire con spirito d’adattamento. E’ necessario comprendere cosa chiede il mercato e fornirgli una risposta, nei limiti dettati dalle proprie capacità e, fino a un certo punto, del proprio percorso di studio. Questo è un consiglio utile per tutti i laureati, dal momento che il mondo del lavoro è per i giovani un incognita, ma vale ancora di più per i laureati in filosofia.