Non sempre è intuitivo capire come scegliere uno stage. Anche perché negli ultimi anni, lo stage è diventato sinonimo di sfruttamento, un simbolo delle pessime condizioni in cui versa il mondo del lavoro, soprattutto giovanile. Lo stage però può e deve essere una opportunità, una occasione per intraprendere una carriera professionale. E’ sufficiente compiere la scelta giusta, ossia accettare quegli stage che assolvono alla funzione per la quale sono nati: introdurre un giovane a una professione. Ecco qualche consiglio non solo per non “perdere il treno” ma anche per salire su quello che porterà a destinazione.
Stage retribuiti o non retribuiti?
Un primo consiglio è non dare peso alla retribuzione. La qualità di uno stage non dipende dalla paga. Anche perché, nella migliore delle ipotesi, siamo poco sopra i 500 euro. In ogni caso chi lavora in stage lo fa in perdita, soprattutto se è “fuori sede”. E’ raro, veramente raro, che con il solo tirocinio ci si possa mantenere. Anche se si riuscisse nell’ardua impresa di far quadrare i conti, il tenore di vita sarebbe troppo basso.
Il secondo consiglio, che forse è quello più importante, è valutare l’elemento formativo. La domanda da porsi è: questa esperienza mi insegnerà qualcosa? Lo scopo dello stage è esattamente questo: formare, consentire al giovane di fare pratica dopo tanti anni passati sui libri. Ora, nessuno ha la sfera di cristallo. Nessuno è in grado di prevedere se uno stage lo formerà adeguatamente oppure no. Ci sono però alcuni segnali che suggeriscono, come minimo, la volontà del datore di lavoro di concepire il tirocinio come una esperienza formativa. Occhio, in particolare, alla lista delle mansioni inserite nell’offerta di lavoro. Se sono poco qualificate o vaghe, è bene girare alla larga.
Stage curriculari, extracurriculari e assunzione
Un capitolo da affrontare per capire come scegliere uno stage è quello dell’assunzione. Tutti, com’è ovvio che sia, sperano che a uno stage segua l’assunzione. E’ una eventualità che dipende innanzitutto dal tipo di stage. Se è curriculare, ossia concepito come punto di arrivo di un percorso formativo (es. un master) allora potrebbe non prevedere affatto l’assunzione. Se è extracurriculare, allora è concepito come periodo di prova e quindi le possibilità di assunzione aumentano. Nella pratica, in verità, queste ultime dipendono soprattutto dalla volontà, dalle risorse economiche e persino dall’onesta del datore di lavoro/azienda.
A tal proposito, l’unica arma nelle mani dell’aspirante stagista è la ricerca di informazioni. E’ bene, prima di accettare qualsiasi offerta, verificare se in rete vi siano testimonianze di ex-stagisti che hanno lavorato proprio nell’azienda con cui si sta trattando. Lo scopo primario di questa raccolta di info è scoprire se quello specifico stage è pensato esclusivamente in sostituzione a forme contrattuali più stabili e per questo motivo più onerose. E’ la scoperta dell’acqua calda: alcune aziende ricorrono allo stage per pagare meno (o non pagare affatto) i propri dipendenti, per risparmiare sui contributi, sulla tassazione etc.
Infine, è bene assicurarsi, nei limiti del possibile, che il tutor sia realmente disposto a insegnare e supportare lo stagista. Se il tutor occupa una posizione di rilievo, che presumibilmente lo occupa in modo intenso, allora è probabile che sia un tutor di nome ma non di fatto. Capire come scegliere uno stage, quindi, vuol dire comprendere il ruolo – e i doveri – del tutor.