Negli ultimi anni, specie nelle grandi imprese, si è diffusa la figura dell’internal autoditor. Questo è un professionista di livello elevato, paragonabile a un consulente, che si rivolge direttamente ai vertici dell’impresa stessa. Il suo contributo è essenziale specie in contesti competitivi in quanto ottimizza le risorse, pone le basi per l’eliminazione degli sprechi, favorisce il perfezionamento delle procedure in ambito amministrativo e produttivo. Di seguito, una panoramica su questa professione e un focus sul percorso formativo più efficace e sulla retribuzione.
Auditor interno o internal auditor: l’evoluzione della professione
L’internal auditor è una professione niente affatto recente. Esiste, infatti, nella forma codificata che conosciamo oggi, da parecchi decenni. Negli ultimi tempi, però, ha subito una vera e propria evoluzione che ha esteso la sua influenza in vari campi. Nello specifico, a trainare questo cambiamento è stata la comparsa di nuove esigenze nelle grandi imprese. Esigenze che sono frutto della necessità di adeguare i processi aziendali a un mercato sempre più competitivo e frenetico.
In passato, l’internal auditor non faceva altro che revisionare i conti, redigendo un’analisi del bilancio e fornendo consigli specifici per abbattere gli sprechi e ottimizzare le risorse. Oggi la sua attività si estende anche nella sfera dei processi aziendali, persino nei rapporti con il cliente. E’ diventato, insomma, un consulente a tutto tondo che vigila sulla capacità aziendale di esprimere appieno le sue potenzialità. E’ una risorsa dunque inestimabile, che offre consigli pratici e rende le imprese più competitive.
Nello specifico, queste sono le principali responsabilità dell’auditor interno:
- Analisi dell’efficacia delle procedure amministrative e, sovente, anche produttive
- Definizione, sulla sorta dell’analisi di cui sopra, delle aree di rischio
- Redazione di protocolli comportamenti e direttive ufficiali
- Monitoraggio dell’esecuzione dei protocolli sopracitati
L’espletamento di queste funzioni si divide in fasi. Una prima puramente analitica, una seconda invece dialettica, nella quale il professionista riporta le sue evidenze ai responsabili. La terza è proattiva e consiste nell’elaborazione di un piano di interventi. La quarta, infine, si riduce al mero monitoraggio.
Si potrebbero rilevare notevoli somiglianze tra l’internal audit e i responsabili al controllo di gestione. In effetti, alcune mansioni sono identiche. L’internal auditor, però, presenta una specificità che cambia completamente il quadro della situazione: ha una visione d’insieme, agisce trasversalmente. In un certo senso, quindi, l’auditor si avvale, completandolo, del lavoro del controllo di gestione.
Auditor: competenze, formazione, stipendio
Alla luce di una responsabilità così importante, si evince che l’interna auditor deve possedere competenze specifiche. Eccone alcune.
- Capacità di analisi
- Capacità manageriali
- Abilità diagnostica
- Capacità di sintesi
- Capacità di problem solving
- Conoscenze spiccate sull’organizzazione aziendale
- Conoscenze spiccate di informatica, statistica e calcolo delle probabilità
Per diventare internal auditor è necessario laurearsi in un corso universitario a indirizzo economico. E’ poi altrettanto necessario frequentare master o corsi di specializzazione in: revisione contabile, revisione gestionale, consulente nell’area dei sistemi manageriali. E’ bene, infine, affrontare l’esame CIA (Certified Internal Auditor) che è quanto di più ufficiale ci possa essere in questo campo.
L’internal auditor guadagna parecchio: si inizia dai 25.000 euro lordi all’anno e si arriva facilmente a 45.000 euro. Secondo alcune ricerche, lo stipendio raddoppia giù al secondo o terzo anno di carriera.