L’istituto alberghiero è stato considerato per anni, anzi per decenni, come una scuola di serie B, un’alternativa meno pesante al classico liceo e persino rispetto agli istituti professionali. Il rinnovato interesse per l’enogastronomia, certo ispirato anche dal successo mediatico di alcuni programmi televisivi, hanno però concesso all’istituto alberghiero di recuperare quella dignità che gli spetta di diritto e che il senso comune faceva fatica ad attribuirgli.
Ne consegue che il numero degli iscritti aumenta di anno in anno. Chi si approccia a frequentare l’alberghiero, però, dovrebbe essere consapevole di almeno due cose: cosa veramente si studia, quali sbocchi lavorativi offre.
Cosa si studia negli istituti alberghieri
L’istituto alberghiero presenta notevoli differenze rispetto al liceo. In primo luogo, è caratterizzato da una formula 3+2, un po’ come i corsi di laurea. Al termine del triennio gli studenti ricevono un attestato di qualifica personale, assimilabile in tutto e per tutto a un diploma, che in linea teorica permetterebbe loro di lavorare immediatamente.
Se lo studente decide di continuare con gli studi, e completa anche il biennio successivo, allora consegue un diploma di maturità “arricchito” da una qualifica molto interessante: tecnico dei servizi turistici o, in alternativa, tecnico dei servizi di ristorazione. In estrema sintesi, nel biennio si acquisiscono competenze che sono anche di natura dirigenziale. Insomma, all’istituto alberghiero non si impara solo un mestiere.
Un altro elemento di differenziazione consiste nella possibilità di specializzarsi fin da subito. L’offerta formativa mette lo studente, ancora prima di cominciare, di fronte a tre alternative: enogastronomia, servizi di sala, servizi di vendita. Il primo percorso offre competenze di cucina, il secondo offre competenze di gestione della sala e dei punti vendita, il terzo consente l’accesso all’esercizio della professione negli alberghi e nelle strutture ricettive.
Sbaglia, però, che pensa che all’alberghiero si impari solo un mestiere. L’istituto cura la formazione degli studenti a trecentosessanta gradi. Le materie che si studiano, infatti, sono anche quelle classiche, da liceo: matematica, italiano, storia, inglese, fisica, fino all’economia e al diritto. A queste discipline se ne accompagnano altre, più specialistiche: scienza degli alimenti, scienza e cultura dell’alimentazione etc.
Gli studenti passano, poi, molto ore in laboratorio, frequentano degli stage e imparano una seconda lingua straniera.
Gli sbocchi professionali dell’alberghiero
Fermo restando che nessuno vieta a un diplomato di frequentare l’università, magari in economia e turismo, il diploma consente, già da solo, l’accesso al mondo del lavoro. Gli sbocchi professionali sono davvero numerosi. I più conosciuti sono i seguenti:
- Chef
- Cuoco
- Pasticcere
- Cameriere
- Maitre
- Sommelier
- Barman
Ci sono poi professioni di natura più dirigenziale come gestore di locali e di mense scolastiche o aziendali.
Interessanti sono le professioni che puntano alla consulenza. Chi “esce” dall’alberghiero può diventare facilmente consulente per ristoranti, alberghi, industrie alimentari etc. Può diventare persino Food and Beverage Manager.
Il discorso si amplia per coloro che hanno scelto la specializzazione turistica. Tra i mestiere appartenenti a questo ambito spiccano: il portiere d’albergo, il receptionist, l’addetto all’accoglienza nei ristoranti, negli hotel, nei congressi, il tour operator, la guida turistica, l’animatore, l’interprete turistico, il gestore di agenzie viaggi e altro ancora.