Il colloquio di lavoro mette sempre una certa agitazione. Ansia da prestazione, stress, o la semplice paura di sbagliare possono essere causa di cattive performance e decretare il fallimento. La psicologia del lavoro viene in aiuto del candidato. Esistono infatti alcune tecniche che consentono al candidato di agire sui propri processi psicologici, scacciare paure e ansie e, in definitiva, migliorare la resa in sede di colloquio. Ecco quattro tecniche facili (almeno in teoria) da mettere in pratica, elaborare dal famoso consulente del lavoro e psicologico americano Alison Doyle.
Colloquio e auto-convincimento
Power priming. Lo scopo di questa tecnica è auto-convincersi di essere vincenti. Se l’eccessiva sicurezza può avere degli effetti negativi, infatti, lo stesso si può dire della mancanza di fiducia in se stessi. E’ necessario trovare il giusto equilibrio, e per farlo è utile mettere in pratica la tecnica del power priming. Il risultato è l’acquisizione di uno stato mentale grazie al quale il candidato crede di potercela fare, di essere, a suo modo, una persona vincente. La tecnica è molto semplice: poco prima del colloquio, il candidato pensa profondamente a un episodio della propria vita in cui si è rivelato vincente, ha avuto il controllo della situazione e ha portato a casa il risultato.
Bird’s Eye View. Questa è una tecnica che vale per tutte le situazioni stressanti, non solo per il colloquio. Il suo scopo è indurre il candidato a ridimensionare l’importanza del colloquio, a fare pensiero che in qualche modo la riconducano a una dimensione reale, a pensare che non è l’ultima spiaggia, che in futuro ci saranno altre possibilità. E’ un’arma a doppio taglio, sia chiaro: se si esagera, il rischio è quello di prendere l’appuntamento sottogamba, e non è esattamente il caso.
Colloquio di lavoro: consigli pratici
Reflective Listening. Questa tecnica si ispira alla PNL, Programmazione Neuro Linguistica, che commuta molti elementi dalla psicologia del lavoro e della comunicazione. Questa tecnica consiste nel replicare gesti e contenuti della comunicazione del proprio interlocutore allo scopo di creare un clima di fiducia, un canale di comunicazione efficace. Occorre replicare, ovviamente non in maniera goffa, postura e gesti ma anche rielaborare, con parole proprie, quanto detto dal selezionatore. Questa tecnica agisce a un livello inconscio ma anche a un livello più superficiale: il selezionatore si fa l’idea, sempre positiva, che il candidato stia ponendo la massima attenzione alla sue parole.
Construal Leveling. Secondo svariate teorie psicologiche, quando una persona pensa a un oggetto, e questo oggetto è lontano nello spazio e nel tempo, il pensiero si fa astratto e diventa preda di processi psicologici inconsci. Da qui, alla fine, deriva la paura. Quando si pensa a un colloquio, non si pensa a quel colloquio, ma all’oggetto “colloquio” nella forma più generale. La tecnica in questione ovvia a questo problema. Come? Semplice: suggerisce al candidato di informarsi sul selezionatore, sull’azienda, sull’offerta di lavoro e immaginare il colloquio in termini concreti.
Queste tecniche sono di grande aiuto, ma occorre ricordare che l’ingrediente principale per fare un buon colloquio è arrivare preparati. Questa è la conditio sine qua non per ben figurare.