La tesi di laurea è il classico ultimo ostacolo che fa paura, almeno per chi non ama molto scrivere. Eppure è un passaggio importante, che favorisce la maturazione di molte competenze le quali, a prescindere dal percorso che si intraprenderà dopo l’università, si rivelano molto utili. La prima difficoltà consiste nello scegliere tra la tesi compilativa e la tesi sperimentale. In questo articolo parleremo proprio della tesi compilativa: daremo una definizione chiara ed esaustiva e forniremo qualche consiglio per fare un buon lavoro faticando il giusto.
La tesi compilativa è una tesi che sviscera un argomento facendo riferimento alle conoscenze già note nell’ambito accademico. Si contrappone alla tesi sperimentale che, partendo sempre dallo “scibile”, punta ad offrire un qualcosa di nuovo. Nel caso di una tesi umanistica (es. di filosofia), magari una interpretazione innovativa di un testo; nel caso di una tesi scientifica, magari una nuova teoria.
E’ evidente che, tra le due, sia proprio la tesi compilativa a risultare di più facile scrittura. Chi scrive una tesi compilativa non deve fare altro che creare un percorso di lettura ed esporlo. Ciononostante, anche la tesi compilativa presenta alcune difficoltà. Ecco, quindi, qualche consiglio utile per chi si accinge a svolgere questo compito.
Scrivere una tesi di laurea compilativa: un consiglio generale
Il consiglio più importante è proprio questo: impostare la tesi come se fosse un percorso. Questo particolare molto spesso sfugge ai laureandi, i quali si limitano a inserire riferimenti e a rimpastare argomenti dai libri di testo che hanno studiato. Il primo compito è quindi quello di creare una mappa concettuale a priori, prima di scrivere anche una sola riga. Non è affatto semplice, anche perché quale che sia l’argomento della tesi, la quantità di lettura è sempre soverchiante, quindi è difficile districarsi. Dovete immaginare la costruzione del percorso come…. le costruzioni. I mattoncini sono sparsi sul tavolo, sta a voi decidere l’oggetto che volete ricreare.
Da questo punto di vista, è importante il lavoro di studio che precede la stesura della mappa concettuale. In genere, è il relatore a consigliare dei testi di partenza, dai quali poi lo studente estrarrà il percorso. Molto spesso, però, bastano i testi di esame e le relative bibliografie.
Introduzione tesi, svolgimento, conclusione
Arriviamo alla stesura della mappa concettuale. Il consiglio più utile, da questo punto di vista, è ragionare come se si dovesse scrivere un saggio breve. Tutti a scuola abbiamo scritto dei saggi brevi, magari durante i compiti di italiano. Ebbene, il procedimento è lo stesso. Si tratta semplicemente di affermare un qualcosa e di provarlo. La prova è data, appunto, dai testi che abbiamo studiato e che andranno a formare la bibliografia. Una tesi compilativa è veramente valida se tutte le affermazioni non sono mera opinione, bensì il frutto del lavoro di chi ci ha preceduto. Se sono scritte nei libri, per intenderci.
Il terzo consiglio riguarda la struttura generale, la quale prevede l’introduzione, lo svolgimento, la conclusione. E’ bene scrivere l’introduzione e la conclusione alla fine. Questo perché il loro scopo è orientare il lettore. Come potete orientare su come seguire un percorso se ancora il percorso non esiste?
Nello specifico, nell’introduzione vanno presentati gli argomenti, la metodologia e in linee molto generali l’approccio alla scelta dei testi bibliografici. La conclusione è invece un riassuntone di quanto scritto nello svolgimento.