La disoccupazione giovanile ha ormai raggiunto livelli inaccettabili in Italia. Come fare per abbassarla? Secondo il Governo, uno strumento utile potrebbe essere lo sgravio fiscale sulle nuove assunzioni. L’esecutivo è al lavoro su una ipotesi molto interessante che, stando alle previsioni, potrebbe favorire la nascita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. La coperta, tuttavia, è corta quindi non sarebbe una misura “universale”, bensì limitata a specifiche categorie di soggetti. Per questo motivo, il Governo è chiamato a fare delle scelte, le quali inevitabilmente scontenteranno qualcuno.
Ecco che tipo di sgravio ha in mente il governo e quali potrebbero essere gli effetti collaterali.
Sgravi fiscali contratto a tempo indeterminato: le ipotesi in campo
L’obiettivo è abbattere la disoccupazione giovanile agendo sul lato fiscale. Nello specifico, la misura consisterebbe in uno sgravio fiscale per le aziende che assumono giovani a tempo indeterminato. Detta così, sembra proprio una bella idea. Nella pratica è tutto molto più difficile in quanto, essendo le risorse limitate, è necessario sciogliere alcuni nodi.
Il primo riguarda la misura dello sgravio. Per adesso, almeno stando alle dichiarazioni del ministro del lavoro Poletti del 17 settembre, si pensa a uno sgravio del 50% per le assunzioni nel centro e nel nord Italia e del 100% a uno sgravio del 100% per le assunzioni nel meridione.
Il secondo nodo ha a che vedere con il concetto stesso di giovane. A che età si smette di essere “giovani”? Non è un quesito esistenziale ma pratico. ll Governo, infatti, deve decidere la soglia di età al di sopra della quale lo sgravio non può essere richiesto. Inizialmente si era pensato a 29 anni ma l’asticella potrebbe essere alzata a 32 o a 35 anni.
Il terzo nodo ha a che vedere con la questione dei licenziamenti. In passato, alcune aziende hanno tentato di fare le furbe, assumendo – e godendo degli sgravi – per poi licenziare. Ebbene, è necessario che l’iniziativa ponga in essere degli strumenti per prevenire queste dinamiche. Il Governo sta pensando di rendere valido lo sgravio solo alle aziende che non hanno licenziato nessuno nell’ultimo anno.
Gli effetti collaterali degli sgravi fiscali
Gli effetti positivi sono facilmente immaginabili: benché il problema sul fronte della domanda non venga intaccato in alcun modo dall’iniziativa, lo sgravio può realmente favorire l’assunzione che, ricordiamolo, deve essere a tempo indeterminato (quindi con il contratto a tutele crescenti). Secondo le stime dell’esecutivo, la misura dovrebbe portare a un aumento di 300.000 posti di lavoro. E’ una variazione oggettivamente altissima.
Gli effetti collaterali sono però numerosi. Se verrà conservato l’impianto ipotizzato nelle ultime settimane, si creerebbe un divario enorme, in termini di competitività, tra i lavoratori. In estrema sintesi, chi ha una età entro la soglia è avvantaggiato, chi ha una età al di là della stessa viene penalizzato, se non addirittura escluso dal mercato del lavoro. E’ una dinamica pericolosissima, dal momento che sono tantissimi i trentenni disoccupati. Per questo motivo, i disoccupati stanno cercando di alzare l’asticella fino almeno ai 32 anni, dal momento che solo la fascia successiva conta un tasso di disoccupazione simile al dato aggregativo (che è dell’11% circa)