Assunzione giovani: cosa dice la legge di bilancio 2018

sgravio fiscale

Uno dei grandi temi degli ultimi anni è la disoccupazione giovanile, che ha raggiunto livelli endemici in Italia. Il Governo Gentiloni ha deciso di affrontare il problema mediante una politica di sgravio fiscale. La misura è oggetto di discussione da molti tempo. Una discussione burrascosa, soprattutto in sede di trattativa con i sindacati. Una buona idea, infatti, rischiava di fare più male che bene. D’altronde il diavolo si nasconde nei dettagli, nemmeno troppo piccoli a dire il vero. Il riferimento è al limite di età.

I giochi sono fatti, il classico dado è tratto. Cosa è stato deciso? Ecco cosa dice la legge di bilancio in materia di sgravio fiscale per i giovani, e una disamina dei pro e dei contro di questa iniziativa.

Lo sgravio fiscale 2018 per i giovani, i dettagli

La misura consiste in uno sgravio fiscale pari al 50% per le aziende che assumono i giovani. Detta così, una gran bella idea. E’ proprio nei dettagli, però, che si trovano indizi circa una reale efficacia di questa ambiziosa mossa. L’ipotesi di partenza era uno sgravio per tre anni, con un limite di età posto ai 29 anni. Insomma, la misura avrebbe dovuto coinvolgere esclusivamente gli under 30. I sindacati avevano subito fatto sentire la loro voce, lamentando il rischio di una forte penalizzazione dei trentenni. Il tasso di disoccupazione tra gli over 30, infatti, è pericolosamente alto, e una tale misura avrebbe chiuso loro le porte del mondo del lavoro.

Si era pensato, poi, ad alzare l’asticella ai 32 anni. Una misura anch’essa giudicata dai sindacati molto rischiosa, per il medesimo motivo. La richiesta verteva sul coinvolgimento degli under 36. Impossibile, causa mancanza di risorse. Sicché il governo, in maniera forse un po’ salomonica, ha spinto per un compromesso che appare, tutto sommato, accettabile. Questo dice la legge di bilancio: lo sgravio fiscale verrà applicato alle assunzioni degli under 30 nel 2018, 2019 e 2020. Verrà altresì applicato ai giovani tra i 30 e i 35 anni, ma solo nel 2018.

Poteva andare peggio, sia chiaro. Tuttavia, appare evidente che, con questa decisione, il Governo ha fornito ha trasformato il 2018 nell’ultimo treno per quei over 30 che ancora non hanno un lavoro, o ce l’hanno precario.

Ai fini di una valutazione più trasparente della misura, va menzionato il trattamento di favore, e necessario, nei confronti del Sud Italia. Nel meridione e nelle isole, infatti, lo sgravio non sarà del 50% ma del 100%.

Lo sgravio incrementerà l’occupazione giovanile?

Certamente darà una mano. La pressione fiscale sulle imprese, infatti, è molto alta, tra le più alte del mondo, quindi la misura non può che essere accolta con favore. Va ricordato, però, che le tasse non sono l’unico fattore che frena l’occupazione giovanile. Una causa spesso ignorata è l’aumento dell’età pensionabile, che priva i giovani di molti posti di lavoro (da questo punto di vista l’APE è una soluzione solo parziale).

La causa più importante, tuttavia, è rappresentata dalla carenza di domanda. Ora, questa sicuramente trae beneficio da un aumento dei posti di lavoro, ma necessita di investimenti pubblici, o in alternativa stimoli monetari, per raggiungere livelli ottimali.

Le stime del governo, comunque, sono buone (sebbene da alcuni giudicate ottimistiche). Si parla di un milione di posti di lavoro in tre anni. Una cifra molto alta, in grado di far scendere il tasso di disoccupazione giovanile di una decina di punti.