Uno dei problemi che i datori di lavoro, imprenditori, manager etc. non prendono in considerazione riguarda l’ambiente di lavoro. Esso può fare la differenza, può determinare un aumento della produttività o un calo della stessa. Lavorare in un ambiente che risponde a certi criteri, sia dal punto di vista materiale che da quello sociale, rappresenta uno stimolo per i dipendenti, che quindi possono dare fondo alle proprie energie e sfruttare appieno le proprie potenzialità.
Come riconoscere un ambiente di lavoro ostile
Chi ha occupa un ruolo di responsabilità, e può influire sulla qualità dell’ambiente lavorativo, deve prima verificare se l’ambiente che gestisce non risponda, piuttosto che a criteri positivi, a caratteristiche negative. Occhio, soprattutto, ai rapporti interpersonali tra i dipendenti. Se vi è astio, se domina il pettegolezzo e la maldicenza, se sono sempre di cattivo umore, non è detto che sia colpa loro. Può darsi che le condizioni di lavoro non siano delle migliori e, anzi, favoriscano certi comportamenti. Condizioni sulle quale è bene mettere mano, prima che sia troppo tardi.
Il segnale per eccellenza rimane comunque la scarsa produttività, o un calo repentino della stessa. Di nuovo, non è detto che la colpa sia dei dipendenti, non è scontato che sia dovuto alla scarsa voglia di lavorare. Certe volte, si rende poco anche se si è sorretti dalle migliori intenzioni. A volte, è inevitabile.
Ambiente lavorativo di qualità: le caratteristiche
“Great Place to Work”, istituto di San Francisco specializzato in indagini sul mondo del lavoro, ha stilato una lista di caratteristiche che un ambiente di lavoro dovrebbe possedere. Il consiglio è di guardare non solo ai risultati ma anche alle dinamiche relazionali. Cosa fanno le persone? Come si comportano? Come appaiono? Sono queste le domande che un buon datore di lavoro dovrebbe porsi.
In primo luogo, in un ambiente di lavoro sano i dipendenti hanno fiducia delle persone per cui lavorano. Stimano i capi, i superiori, si fidano del loro giudizio e della loro capacità di “portare avanti la baracca”.
Secondariamente, i dipendenti sono orgogliosi di quello che fanno, assegnano una importanza non solo economica alle loro mansioni, sentono di essere utili.
Infine, si divertono. Già, il concetto di divertimento non deve essere escluso dalle riflessioni sull’ambiente di lavoro. Un dipendente felice, che si lavora ma che allo stesso tempo si diverte, è più produttivo. Divertirsi con chi? Con i colleghi ovviamente, e questo sia entro che fuori l’orario lavorativo.
Come si crea un ambiente lavorativo di qualità? E’ necessario investire sulle persone. Trattare le persone come se fossero membri della famiglia, o almeno di un gruppo, di una comunità. Anche se ci si riesce completamente, magari per limiti caratteriali, è fondamentale provarci: i dipendenti apprezzeranno ugualmente.
Decisivo, poi, è l’atteggiamento del “capo”. Questi deve abbandonare il vecchio ruolo di leader, che faceva dell’imposizione un’arma abusata. Deve smettere i panni del superiore cattivo e indossare quelli del leader buono che, più che comandare, guida; che non si sottrae ai suoi impegni e dà il buon esempio pretendendo solo il giusto.