Per alcuni è una moda, per i più consapevoli è invece una opportunità da cogliere al volo… Studiare all’estero è soprattutto un passaggio carico di aspettative, a volte di paure, sicuramente una esperienza notevole e che si ricorderà per tutta la vita. C’è però chi, pur avendone l’opportunità, fatica a uscire dalla propria comfort zone e mettere in gioco se stesso. Una lista di sette motivi per studiare all’estero potrebbe fargli cambiare idea.
Studiare all’estero pro e contro? Solo pro
Fa curriculum. La competizione, in un periodo in cui i posti di lavoro scarseggiano, è davvero dura. Per questo motivi, è necessario poter vantare una esperienza tale da consentire di emergere in mezzo al mare di candidati. Ecco, studiare all’estero è un ottimo modo di spiccare dalla massa, una volta che si cercherà lavoro. Fa quindi curriculum, anche perché è una sorta di certificazione linguistica. I datori di lavoro danno per scontato che, chi ha studiato all’estero, conosca la lingua meglio di chi l’ha studia in Italia, magari raggiungendo un B2 o un C1.
Fa conoscere se stessi. Studiare all’estero è una esperienza difficile, almeno nei primissimi tempi. L’ambientamento, lo shock culturale etc. Chi affronta una sfida di questa portata fa i conti innanzitutto con se stesso e impara a conosceri. Soprattutto, acquisisce consapevolezza delle qualità che non sapeva di avere, che hanno lo accompagnato per tutta la via ma in uno stato di latenza.
Studiare all’estero inglese, cultura e networking
Impari la lingua. E’ scontato, dopotutto si va a studiare all’estero proprio per questo motivo (e non solo). Va detto che imparare una lingua direttamente nel territorio nella quale essa viene parlata consente di acquisire una padronanza notevole, soprattutto per quanto riguarda le sfumature che in un contesto scolastico o formativo non possono essere colte.
Favorisce creazione di una rete. Studiare all’estero vuol dire conoscere molta gente. Chi è più intelligente, sfrutta appieno questa possibilità, intreccia rapporti, li coltiva e… Li conserva. La loro utilità dal punto di vista professionale (su quello umano non ci sono dubbi) emergerà solo dopo aver concluso di studi. Ma è inevitabile: in un contesto di cronica mancanza di lavoro, o di competizione serrata, chi ha saputo creare un network di contatti ha più possibilità di soddisfare le proprie aspettative lavorative.
Fa scoprire il mondo. Approdare in una cultura diversa dalla propria (a volte, come gli scambi verso Oriente, molto ma molto diversa), consente di approcciarsi con un diverso modo di vivere, di pensare, di parlare. Tutto ciò, oltre a rappresentare una esperienza umana di inestimabile valore, in quanto stimola all’apertura mentale e al pensiero critico, che sono due delle soft skill più richieste dai datori di lavoro.
Trasmette la cultura del viaggio. Il mondo è globalizzato, quindi può capitare che vita professionale, magari per fare carriera, si renda necessario fornire all’azienda la disponibilità a viaggiare. Chi ha fatto una esperienza all’estero ha già elaborato e superato tutte le difficoltà dovute allo spostamento. In un certo senso “ci ha fatto il callo”, quindi è molto più propenso a viaggiare.
Fa guadagnare di più. Le motivazioni sono più numerose, ma basti pensare che chi in passato ha studiato all’estero guadagna molto di più rispetto a chi non lo ha fatto. Le statistiche più recenti rivelano che il divario arriva a 1.200 euro al mese.