Mondo del lavoro: come sopravvivere alla precarietà

Lavoro precario

Il posto fisso è morto o è sul punto di farlo. Alcuni si affannano nel tentativo di rianimarlo, altri non vogliono rielaborare il lutto. Eppure il verdetto della storia è chiaro e inequivocabile: la precarietà, o nella migliore delle ipotesi la flessibilità, è la cifra dei nostri tempi e probabilmente di quelli futuri. Non che il passaggio dall’approccio statico a quello dinamico sia indolore. La verità è che il mondo del lavoro cambia continuamente e la gente fa fatica a tenere il passo. Nei casi più gravi la gestione della precarietà può risultare difficile, richiedendo un certo supporto emotivo, se non addirittura psicologico. Alcuni consigli, però, possono essere messi in pratica senza troppe difficoltà.

Precarietà: l’autostima come antidoto

Non vergognarsi. Molti lavoratori precari provano un senso di vergogna, come se avere un lavoro precario o con un contratto atipico fosse una specie di onta. E’ bene, di contro, credere in se stessi al di là della propria condizione lavorativa. Essere consapevoli che è il momento storico a essere cambiato e non la propria capacità di vincere le sfide professionali.

Non scoraggiarsi. Si parla di “flessibilità di uscita”, ossia della facilità delle aziende nel licenziare o, semplicemente, di non rinnovare il contratto ai propri lavoratori. E’ bene ricordare, però, che esiste anche quella in entrata. Così come è facile perdere un lavoro è facile trovarlo (certo, di meno). La parole d’ordine è: non scoraggiarsi, non credere di essere senza via di uscita.

Considerare tutto come una esperienza. Passare di lavoro in lavoro può essere molto stressante ma lo è di meno se si è disposti a considerare tutto come se fosse una esperienza, un modo per imparare dai propri errori e affinare le proprie competenze. Se la precarietà diventa una occasione di formazione, la si sopporta meglio.

Avere degli obiettivi. Il consiglio è quello di porsi un obiettivo a lungo termine, di aspirare a una professione o a ricoprire un ruolo specifico. In questa particolare visione, ogni lavoro che ci si troverà a cambiare rappresenta il tassello di un puzzle. Questo approccio consente di “dare senso” anche alle esperienze lavorative precarie.

Lavoro precario: l’importanza della formazione

Investire nella formazione. Questo in verità non è un consiglio psicologico o emotivo, ma pratico. Il mondo del lavoro non è solo è in fermento ma è sempre più competitivo. Per vincere la sfida della precarietà, in parole povere riuscire a sostituire un lavoro con un altro, è bene aggiornarsi in modo costante. La formazione diventa un’arma per ridurre gli effetti negativi della precarietà, oltre che per generare un certo senso di sicurezza.

Puntate sulla creatività. Questo consiglio non può essere seguito da tutti, dal momento che non tutti sono dotati di una intelligenza creativa spiccata. In buona sintesi, è bene mantenere acceso il fuoco della fantasia, magari nel tentativo di crearselo un lavoro, piuttosto che cercarlo. Il pensiero laterale, in un’epoca ricca di incertezza ma allo stesso tempo di opportunità, è sempre utile.