La professione del consulente finanziario indipendente non è molto diffusa in Italia. I consulenti finanziari, infatti, nella maggior parte dei casi fanno capo alle banche, agli istituti di credito o alle società di investimenti. L’indipendenza, o per meglio dire l’autonomia, pone in essere dei vantaggi sia per il professionista che per il cliente. Come diventare un consulente finanziario indipendente? Di seguito, una panoramica dei passaggi necessari, un chiarimento sul percorso di formazione più adatto e qualche consiglio di natura deontologica.
L’iscrizione all’albo dei consulenti finanziari
I consulenti finanziari, siano essi indipendenti o stipendiati da una società, devono essere necessariamente iscritti all’Albo dei Consulenti Finanziari. Per richiedere l’iscrizione è necessario possedere alcuni requisiti e sostenere una prova ufficiale. Questa prova è volta, ovviamente, a valutare le competenze, nello specifico in campo economico e giuridico.
Per quanto riguarda i requisiti, questi comprendono:
- Laurea in materie economiche e giuridiche
- Requisiti di indipendenza (vale solo per quelli indipendenti), ossia una dichiarazione con la quale il professionista si impegna a recepire compensi solo ed esclusivamente dai clienti, e non da altre società di intermediazione.
Il superamento della prova rappresenta un ostacolo non da poco. Per questo motivo, è bene curare il proprio percorso di formazione. Oltre alla già citata laurea, è infatti consigliato sostenere alcuni corsi professionalizzanti. I più gettonati sono quelli organizzati dalla EFPA, European Financial Planning Association, che offrono nozioni molto approfondite e offrono una panoramica altrettanto dettagliata della pratica professionale.
Consulente finanziario indipendente: come farsi conoscere
Una volta superata la prova, e intenzionati nell’intraprendere una carriera da professionista autonomo, il primo passo è aprire una partita IVA, come un libero professionista qualunque. Le dinamiche sono quindi quelle solite (es. la richiesta all’Agenzia delle Entrate tramite il Modello AA9 e l’iscrizione alla Gestione Separata dell’INPS per i contributi previdenziali).
Ad ogni modo, il consiglio è quello di fare esperienza presso una società terza. Se impegnarsi con una banca appare eccessivo, è possibile intraprendere una carriera da dipendente presso uno studio associato. Una volta fatta la necessaria esperienza, è l’ora di aprire uno studio personale oppure iniziare a lavorare come semplice libero professionista.
A tal proposito, va sottolineato che un consulente finanziario indipendente, affinché la sua attività sia sostenibile, deve avere un portafoglio clienti ben nutrito, i cui investimenti abbiano un valore che si aggiri almeno sul milione di euro. Questo perché le commissioni sono di norma molto basse. Un consulente finanziario indipendente, infatti, guadagna una percentuale sul volume degli investimenti pari allo 0,2-0,5%.
Se si è liberi professionisti, fondamentale è l’attività di advertising. La tecnologia in questo caso viene in aiuto poiché consente di farsi pubblicità a costi irrisori (basti pensare ai Facebook Ads e a Google Adwords). Non va trascurata, tuttavia, la consueta pratica del volantinaggio, soprattutto se il target dei clienti hanno una certa età.
Ovviamente, per farsi dei clienti, è bene rispettare le regole deontologiche della professione. Queste riguardano perlopiù la trasparenza delle informazioni, peraltro facile da garantire dal momento che non si deve garantire un introito ad alcuna banca. Un consulente finanziario indipendente è in genere molto più sincero di un consulente finanziario stipendiato.