Garanzia Giovani occupa un posto di rilievo nella narrazione del Governo. Viene infatti propagandato come un ricettacolo di occasioni per i ragazzi, come la risoluzione al problema della disoccupazione giovanile. E’ veramente così? Per scoprirlo, è bene valutare quanti partecipanti abbiano beneficiato dell’assunzione a tempo indeterminato dopo aver usufruito del programma. Una valutazione, questa, effettuata dall’Osservatorio sulle politiche giovanili dell’Inps. Ecco cosa ne è uscito fuori.
Garanzia Giovani tirocini e non solo: le assunzioni stabili
Secondo l’Inps, Garanzia Giovani ha preso in carico, fino al 31 dicembre 2015, circa 250.000 giovani. A questi è stato offerta una delle opportunità previste dal programma: formazione, tirocinio, lavoro. A fare richiesta, però, erano stati 900.000, il 30% dei quali sono stati scartati perché in assenza di requisiti.
Ebbene, del “quarto di milione” che ha beneficiato realmente di Garanzia Giovani, solo un numero piuttosto basso risulta attualmente assunto a tempo indeterminato. Per la precisione, 6.133. Quelli a tempo determinato sono invece 445.
Questi numeri hanno suscitato un certo scalpore, soprattutto in seno all’esecutivo. Il Ministero del Lavoro li ha bollati immediatamente come inesatti, criticando la metodologia con la quale sono stati ricavati. La versione ministeriale, infatti, è radicalmente diversa. Al Governo, nello specifico, risulta che i contratti derivanti da Garanzia Giovani che hanno usufruito dei bonus occupazionali, e quindi sono stati redatti secondo il modello delle “tutele crescenti” (per definizione a tempo indeterminato) siano 29.968.
Com’è possibile una discrepanza così notevole nei dati? A spiegarlo è lo stesso Ministero. Nel caso dell’Inps sono stati considerati i valori medi anni, quindi se un contratto copre alcuni mesi dell’anno, viene valutato frazionalmente. Nel secondo caso, quello ministeriale, i contratti avviati vengono presi in considerazione integralmente, a prescindere dai mesi coperti nell’anno della rilevazione.
Garanzia Giovani opportunità reali? Un’ipotesi rafforzata dai dati
Uno dei problemi lamentati dai giovanni che hanno cercato di aderire al programma è la presenza di un collo di bottiglia spesso troppo stresso. In alcuni casi, l’aiuto si è esaurito nell’assegnazione di un paio di colloqui. Emerge, quindi, che il nocciolo della questione risiede nella mancanza di offerta di lavoro, piuttosto che da una difficoltà nel collegare il mondo del lavoro con gli aspiranti lavoratori.
Ad ogni modo, in alcune regioni Garanzia Giovani ha fatto il suo. Si evince dall’eterogeneità dell‘indice di copertura, ossia del rapporto percentuale tra i richiedenti e chi effettivamente ha ricevuto un aiuto concreto (ripetiamo, in termini di lavoro o di formazione).
Se la maglia nera va al Piemonte con uno striminzito 53%, il primato spetta al Veneto con il 91,6%. Le regioni del sud Italia non sono andate malissimo. In testa, tra le meridionali, troviamo la Sardegna con l’88,3%. Molto bene anche l’Abruzzo (85,6%), la Basilicata (84,3%), la Sicilia (81,3%), la Puglia (80,4%). Peggio la Calabria e la Campania, con percentuali al di sotto del 70%.