Gli sbocchi lavorativi di Scienze della Formazione

Scienze della Formazione

Scienze della formazione è una di quelle facoltà a cui il senso comune non tributa ancora il massimo rispetto. Un po’ come scienze della comunicazione, soffre di alcuni pregiudizi. Quello più importante, e in grado di comprometterne l’immagine, riguarda le prospettive occupazione. In realtà, stando ai dati, chi si laurea in scienze della formazione non è affatto condannato alla disoccupazione, tutt’altro. Di seguito, qualche informazioni sul tasso di occupazione e una panoramica approfondita degli sbocchi di scienze della formazione.

 

Chi si laurea in scienze della formazione ed educazione trova lavoro?

Il miglior modo per infrangere un pregiudizio è far parlare i dati. Nello specifico, i dati di Almalaurea, l’ente pubblico che si occupa, appunto, di ricerche sulla vita degli universitari durante e dopo il percorso di studi.

Ebbene, il tasso di occupazione tra gli ex studenti di scienze della formazione è incredibilmente elevato. Trova lavoro a un anno dalla discussione della tesi l’82% degli iscritti. E non finisce qui. Se il dato numerico è buono, lo è anche quello qualitativo: i laureati dichiarano un grado di soddisfazione medio pari a 8,6 su 10 in merito all’occupazione ricoperta.

Se si allarga lo squadro ai cinque anni seguenti alla laurea, gli occupati salgono al 95%. Di questi, un quarto prosegue l’attività che aveva iniziato, magari durante lo stage curriculum, quando era ancora studente. Quasi la metà (il 40%) dichiara inoltre che nel corso del quinquennio ha accresciuto le sue competenze professionali. Purtroppo, solo il 15% segnala una crescita anche dal punto di vista economico.

I dati presentati fin qui dipingono un quadro generalmente buono, in grado di confutare i pregiudizi che riguardano scienze della formazione.

Lavorare nella formazione e non solo

Ok, la laurea in scienze della formazione dà lavoro. Già, ma quale lavoro? In breve, quali sono le professioni nelle disponibilità dei laureati?

In linea di massima, i campi sono i seguenti.

Formazione culturale, sportiva e ricreativa. Le azioni formative sono inseriti in progetti di scambio culturale, progetti che valorizzano gli elementi culturali di ludoteche, biblioteche, club sportivi.

Formazione ambientale e territoriale. Le azioni formative sono inserite in progetti di educazione ambientale volte alla valorizzazione del territorio e alla trasmissione di conoscenze circa la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.

Formazione per famiglie. I progetti in questo caso riguardano le dinamiche educative all’interno delle famiglie, sono rivolti ai nuclei disfunzionali (seguiti dagli psicologici).

Formazione per anziani e malati. I progetti richiamano alle dinamiche dell’assistenza sociale e prevedono anche l’insegnamento delle nuove tecnologie.

Formazione per detenuti. I progetti sono finalizzati – in collaborazione con figure professionali più tecniche – al recupero dei detenuti e degli ex detenuti, in una prospettiva di assistenza e di supporto.

In linea di massima, chi si laurea in scienze della formazione punta a trasmettere non solo conoscenze ma anche approcci relazionali e mentali, in una prospettiva di miglioramento del tenore di vita, soprattutto delle fasce più disagiate della popolazione. Le attività sono in grado di arricchire chi le svolge, pur presentando una sfida continua e producendo una certa tensione morale.